L’itinerario spirituale di Maria /1

p. Armando Genovese msc

Maria prima di Gesù

Maria ha ricevuto il messaggio dell’Angelo ad una certa età della sua vita. Da qui, di solito, cominciano tutti i discorsi su Maria. Ma prima Maria che faceva? Chi era? Come viveva? Che cosa aveva in cuore?
Per avere qualche dato su Maria dobbiamo osservare i pochi dati del vangelo e confrontarli con quel che sappiamo della cultura nella quale Maria nasce e vive. Dobbiamo supporre che Maria sia rimasta orfana presto, perché quando si parla del suo fidanzamento con Giuseppe non si parla affatto dei suoi genitori, e sappiamo qual era il ruolo dei genitori nell’antichità (e poi, del resto, non fino a molto tempo fa, e ancora oggi in alcuni luoghi), che spesso determinavano il futuro dei figli. Qua e là si parla dei parenti di Gesù (e quindi anche di Maria), ma hanno un posto assai poco rilevante.
In tutto questo non troviamo nessuna circostanza straordinaria. I vangeli apocrifi (vangeli scritti vario tempo dopo i nostri vangeli e pieni di particolari leggendari) raccontano di avvenimenti prodigiosi, ma siamo fuori strada. La Chiesa li ha rifiutati come fonte di fede, però tanti particolari si fanno ancora strada. Facciamo un esempio: sono gli apocrifi che introducono l’idea di Giuseppe vecchio, con il bastone… Giuseppe, al contrario, doveva essere piuttosto giovane, e questo depone a favore della grandezza sua e di Maria: hanno ricevuto un’irruzione di Dio nella loro vita di giovani, e come tali, col cuore giovane, gli hanno detto di sì.
Cerchiamo di scendere ancora più in profondità: chi era Maria nella sua intimità? Cosa aveva dentro? Rispondere a queste domande è impresa difficile, ma più importante. E ci riguarda di più: che Maria sia nata lì e in quella situazione, potrebbe essere cosa di poco conto; ma che Maria abbia coltivato il suo spirito in un certo modo, che in un certo modo si sia preparata alla venuta del Messia, questo sì che ci interessa, perché ci dà un’indicazione importante che riguarda la nostra vita.
Giustamente, mi pare, i Greci venerano Maria con un termine particolare: odigitria, cioè colei che mostra la via. Maria è proprio colei che mostra la strada, ma non come chi ti fa vedere una cartina e ti dice: va’ da questa parte, bensì come chi ti prende per mano e ti dice: andiamo insieme.


A proposito dell’interiorità di Maria, teniamo presente che tramite lei si doveva compiere l’incarnazione del Figlio di Dio. E questo significa un fatto fisico, ma prima ancora un fatto di fede. Chiunque se ne rende conto: avrebbe potuto Maria generare il Figlio di Dio non credendo in lui? Concepire nel corpo, senza concepire nello spirito, sarebbe stata una cosa non solo assurda, ma spaventosa, e la redenzione di Cristo avrebbe distrutto la prima persona che incontrava.
Maria era una buona ebrea. Come tale doveva attendere con forza il Messia: tutti aspettavano il Messia come colui che avrebbe liberato da una situazione percepita come angosciante, difficoltosa, disagiata. Maria come loro nutriva una speranza, ma probabilmente con la percezione che questa venuta del Messia l’avrebbe toccata particolarmente. Come quando sentiamo parlare di una persona importante e pensiamo: un giorno ci incontreremo. E il giorno dell’annunciazione deve aver detto: ecco di cosa si trattava! Ecco cos’era quel che sentivo dentro!

Antonello da Messina, Vergine Annunciata (1476ca.), Galleria Regionale della Sicilia, Palermo


Ma torniamo al testo della Scrittura: di Maria si dice che era promessa sposa di Giuseppe. Era cioè avviata verso il matrimonio, com’era normalissimo. Qualche predicatore diceva, una volta, che Maria era promessa sposa soltanto per modo di dire, esteriormente, perché nel suo intimo aveva fatto voto di castità. Consentitemi: è una sciocchezza! Un anacronismo: la castità non era considerata un valore nell’antichità, è soltanto Cristo a presentarla come un modo altissimo di servire Dio e gli altri. Maria s’era impegnata nel fidanzamento, e questo l’avrebbe portata al matrimonio e alla maternità.
L’evento dell’Angelo, che si presenta a lei e le fa una proposta sconcertante, deve averla profondamente turbata, anche se nel fondo la fede doveva dirle che qualcosa di grande si preparava per lei.


Più di questo non si può dire. Qui ci troviamo di fronte alla rivelazione somma di Dio, e le parole difficilmente esprimono la grandezza di Dio. È qualcosa di più grande, più profondo, ineffabile; occorre contemplarlo con gli occhi della fede, quelli del cuore. Ragionarci sopra si può, ma solo fino a un certo punto.
C’è poi una questione più delicata. È giusto parlare così di Maria, di quel che aveva dentro? Parleremmo allo stesso modo di nostra madre? O della persona che amiamo? Ne parleremmo come si racconta la storia della guerra mondiale, o come si discorre della spesa del mattino? Probabilmente no. Certo, qui si tratta della salvezza del mondo e occorre pure parlarne. Ed è giusto. Ma con discrezione. E ricordando che ci troviamo di fronte a un grande mistero di fede.
Per riassumere e concludere, diciamo questo: la grandezza di Maria sta nella grande fede che ha coltivato nel cuore. Con quella fede ha preparato il terreno adatto all’incarnazione di Dio. E a noi, adesso, viene chiesto di disporre il cuore nella fede come Maria, perché anche nel nostro cuore deve nascere il Salvatore. Siamo pronti a questo? Se il Signore venisse e ci dicesse: «Ti ho scelto», cosa risponderemmo?

(Tratto da Annali di Nostra Signora del Sacro Cuore 147/2 [2019] 18-20)

1 commento su “L’itinerario spirituale di Maria /1”

  1. P. Armando,
    Molto buono l’articolo “L’itinerario Spirituale di Maria”.
    Grazie mille.
    Atenciosamente,
    P. Cabral

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